Storia e Cultura

Chiesa di San Rocco

È un vero e proprio gioiello di architettura barocca. La Chiesa è tutelata ipso – jure ai sensi della legge n. 1089 dell’1.6.1939, per come attestato dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Soprintendenza per i Beni Architettonici Artistici e Storici della Calabria.

La fondazione della Chiesa di San Rocco si fa risalire a remota antichità e si perde nella oscurità dei tempi. Si vuole che essa sia tra i più antichi monumenti di Girifalco, sorto secondo tradizione, in seguito all’apparizione di un’effigie del Santo, tra le erbe e gli arbusti di un pantano. I fedeli di quei tempi , interpretando le insistenti apparizioni come il desiderio di San Rocco a stabilire tra noi il culto, v’innalzarono la Chiesa.

Che il culto a San Rocco sia sempre più affermato in mezzo al popolo di Girifalco, lo dimostrarono le ricche donazioni offerte, attraverso i tempi, dai fedeli alla Chiesa e la bellissima statua del medesimo Santo, opera assai pregevole di arte, che risale a quell’epoca di fioritura artistica che fu il 1500. L’antica Chiesa, di maggiori proporzioni dell’attuale, fu distrutta dal terribile disastro tellurico del 1654. Riedificata poi con ingenti sacrifici di tutto il popolo nel 1666, non ebbe più a risentire gravi danneggiamenti, nonostante la veemenza spaventosa di terremoti come quello del 1783 che distrusse quasi l’intero paese. Dagli Strumenti dei Notari si ricava che questa Chiesa fosse, da tempi immemorabili, Cappella dotata. In questa Chiesa, furono istituite ab antiquo, la Cappella del Purgatorio, gentilizia degli Spagnuolo e l’altare di diritto patronato del Duca Caracciolo, sotto il titolo di San Michele Arcangelo, antico Patrono del Paese. V’erano anche le Cappelle di San Francesco di Paola e di San Gregorio Taumaturgo, anch’esse riccamente dotate dai relativi patroni e devoti.

Nel 1672, l’estendersi del paese e della popolazione, nonché per l’incremento del culto al Santo e la conseguente importanza assunta dalla Chiesa, la medesima venne elevata a Parrocchia e da quel periodo la devozione a San Rocco si andò sempre più sviluppando fino ad assumere le proporzioni grandiose dei nostri giorni. La Chiesa di San Rocco è diventata negli anni meta d’un continuo pellegrinaggio, specialmente nel giorno della festa il 16 agosto, durante il quale è commovente lo spettacolo d’una folla di pellegrini che si recano ai piedi del Santo per sciogliere i loro voti e formulare le loro suppliche. Riedificata, nel modo e nel tempo sopra citati, è rimasta in quel modo fino l 1860 circa, da quell’epoca in poi furono, a diverse riprese, apportati dei restauri. Negli anni successivi e fino ai giorni nostri, mercé le generose oblazioni dei fedeli, la cura dei Parrocchiani e la zelante operosità dei vari Rettori coadiuvati dalla Rettoria di San Rocco, si sono praticati dei continui restauri ed abbellimenti, finché finalmente, affrontando sacrifici enormi, rispondenti alla profondità del sentimento religioso, si è riusciti a portarla a compimento con tutto lo splendore che oggi vi si ammira, un’opera grande, opera di fede e civiltà, degna d’un grande popolo che, mentre  non smentisce le tradizioni del suo passato, sa impadronirsi degnamente dell’avvenire.


Il 16 agosto è la data che fa vibrare di entusiasmo possente l’anima dei Girifalcesi, i quali attraverso i secoli, hanno sentito per il loro San Rocco tutto il fervore di un culto particolarissimo. Le pagine più belle della nostra storia hanno come centro luminoso, irradiante fulgori di grandezza, questo sovrano campione della carità che è il nostro Patrono San Rocco di Montpellier. E lo slancio generoso dei nostri cuori ebbe sempre la ricompensa più ambita e cara nel patrocinio amoroso e potente che ci custodì tutti e sempre nelle ore più difficili della nostra vita privata e pubblica. Perciò tutti gli anni i festeggiamenti in suo onore sono caratterizzati da una solennità eccezionale. I Girifalcesi con un cuor solo e un’anima sola sentono il dovere di esprimere il loro orgoglio per l’onore d’un tanto celeste Patrono, mentre migliaia di devoti pellegrini si portano per deporre ai suoi piedi l’omaggio della loro fede e del loro amore riconoscente. Il mondo oggi, più che mai, ha bisogno impellente, indilazionabile di amore: amore che sradichi l’egoismo individuale; amore che affratelli i popoli; amore che affoghi la smania dell’arricchire di alcuni a scapito di altri; amore che distrugga l’usura sotto qualunque forma si presenti; amore che faccia amare ai popoli Dio, quanto Dio ama, come Dio ama! Di mezzo alle disavventure che si accumulano sulla povera umanità l’opera di San Rocco di Montpellier s’erge maestosa a richiamare gli uomini al vero concetto umano e divino della nostra vita.

FEDELI!

San Rocco, il Santo dell’abnegazione e della carità prodigiosa vi attende: ai suoi piedi rivelerete i segreti dei vostri cuori, aprirete le sfumature più delicate delle anime vostre ed Egli ne compatirà le pene, ne tergerà le lacrime, ne perfezionerà le vostre virtù!



MONS. FRANCESCO PALAIA


D. Ciccio nacque ai "Parriari" il 24 agosto 1895, da Rocco ed Angiolarosa Siniscalco, i suoi genitori erano possidenti di considerevoli appezzamenti di terra; era questa una famiglia benestante. Il fratello del padre era Sacerdote, Don Francesco Palaia "il vecchio", suo omonimo. Appena undicenne il piccolo Francesco entrò nel Seminario Diocesano di Squillace dove il Vescovo pro tempore era Mons. Eugenio Tosi, futuro Arcivescovo-Cardinale di Milano. Il piccolo seminarista Palaia per la sua "sbalorditiva intelligenza" (come ebbe a dire lo stesso Presule) fu caro a Monsignor Tosi, il quale si ricordò di lui sempre, finché visse. Anche da Milano, infatti, Monsignor Tosi gli inviò
alcune Auguste e Sacre Lettere. Frequentò il Liceo Pio X di Catanzaro, e, nell'ottobre del 1914 iniziò gli studi universitari di Teologia
laureandosi nel 1918 e nello stesso anno prese messa. In seguito si laureò in Lettere Classiche, Storia e Filosofia all'Università Cattolica di Roma. Gli fu poi offerta la Cattedra di Storia e Filosofia all'Istituto dei Gesuiti: rifiutò perché attratto da un amore per la sua terra e la sua gente. A Catanzaro espletò la sua opera di illuminato docente insegnando nel liceo Pio X Latino e Greco prima, e Letteratura
Italiana in seguito. Per la sua profonda conoscenza del latino e del Greco fu assegnato ad insegnarle nel Seminario Regionale di Chieti,
allora di recente apertura, il cui rettore era Monsignor Nocara. Sebbene pressato da forti e reiterate pressioni del Vaticano, egli, che in
effetti era allora in Calabria uno dei pochi ed insigni latinisti e grecisti, non volle accettare l'importante incarico, suscitando un certo risentimento nel Cardinale Prefetto e nel Segretario della Sacra e Suprema Congregazione dei Seminari ed Università.
Molte altre le rinunce per amore della sua Girifalco. Rifiutò più volte il Vescovato, offertogli in diverse occasioni dal Vescovo Mons. Fiorentini. Inoltre, il Nunzio Apostolico in Irlanda Monsignor Felici, zio del futuro Cardinale Felici, che fu negli anni 70 del secolo scorso il Revisore del Codice di Diritto Canonico, aveva nominato il giovane Don Ciccio Palaia Segretario della stessa Nunziatura in Irlanda con sede a Dublino. Il giovane Don Ciccio Palaia disse al Nunzio che voleva otto giorni di tempo per poter riflettere e quindi decidere. Il Nunzio glieli concesse.
Ma dopo otto giorni Don Ciccio disse che rifiutava. Accettò, invece, la nomina a Rettore della Chiesa di San Rocco di Girifalco ed in tale veste rimase per circa sessant'anni. Prima di lui il Rettore della Chiesa di San Rocco era stato lo zio Don Francesco Palaia "il
vecchio". Nel 1942 dopo la morte dell'Arciprete Lentini, non solo fu confermato Rettore di San Rocco ma fu nominato Arciprete di
Girifalco. La consacrazione del nuovo Arciprete avvenne per le mani del Vescovo Mons. Fiorentini il 14 agosto 1942. Mons. Fiorentini ebbe sempre per Don Ciccio Palaia una speciale predilezione, tanto che quando veniva a Girifalco in visita pastorale, dopo i Sacri Riti, rimaneva spesso diversi giorni ospite a casa sua. Anche Mons. Tosi fu ospite e pernottò varie volte a casa di Don Francesco Palaia "il vecchio", che poi era la stessa casa del nipote e futuro Sacerdote don Ciccio Palaia. Nel 1970 gli venne comunicato dal Vescovo Monsignor Armando Fares che il Papa Paolo VI lo aveva insignito della dignità di Monsignore. Nel 1981 fu nominato Canonico ad honorem della Cattedrale di Squillace dal Vescovo Monsignor Antonio Cantisani. Svolse il suo lungo operato con intelligenza superiore,
rettitudine di intenzione ed impegno totale in favore del popolo di Dio. L'organizzazione dei giovani di Azione Cattolica che egli coordinò
fin da giovane e la fiorente scuola di Catechismo che costantemente curò sempre riscossero ammirazione ed unanime plauso. Appena prese possesso della Rettoria di San Rocco (erano gli inizi degli anni 30) volle ammantare la Chiesa del Patrono di marmi preziosi e di oro zecchino. Nello stesso periodo fondò, diresse e coordinò il giornale "l'Angelo Nostro", che riportava e commentava fatti ed attività della Rettoria nonché informazioni di pubblico interesse. Per tanti anni anim ò la festa patronale di San Rocco, dando ad essa lustro e vanto di popolo di Girifalco.
Nel 1938 ebbero inizio i lavori di costruzione della "sua" grande opera: la Casa di San Rocco che diventò centro propulsore di attività
sociali, morali, religiose e di assistenza. Nel 1942 quando fu nominato Arciprete di Girifalco fece restaurare la Chiesa Matrice, prima quasi impraticabile. Don Ciccio non solo fu il pupillo dei Vescovi di Squillace, del cui illuminato consiglio ed aiuto essi si servirono in
diversi frangenti ma fu anche la venerata figura che accompagnò con sano orientamento e con precise indicazioni il popolo di Girifalco nelle circostanze non solo religiose, ma anche civili e sociali. Fu lui che fece anche suonare le campane quando agli inizi degli anni ‘70, si
temette per la smobilitazione dell'Ospedale Psichiatrico Provinciale, grande, complessa ed importante istituzione di Girifalco, la cui nascita risaliva alla seconda metà dell'800. L'ospedale non si mosse, anzi si avviò il discorso per una nuova e moderna struttura ospedaliera. Dopo il Vaticano Secondo talvolta l'Arciprete Palaia era restio a cambiare e continuava ad osservare alcune tradizioni preconciliari; ma egli lo faceva non per venir meno all'obbedienza verso le legittime autorità, ma perché era convinto che continuando a celebrare alcuni riti tradizionali si onorava Dio meglio e più efficacemente. Il vescovo sapeva certamente del suo modo di agire, ma, ben conoscendo la sua ferma fedeltà ed il suo incrollabile attaccamento alla sede di Pietro ed al Dogma Cattolico, ben conoscendo la sua tempra, la sua attività di benefattore e la sua eccelsa pietà religiosa, non osava contraddirlo figuriamoci richiamarlo!
Morì novantenne di vecchiaia il 26 febbraio 1985 a Girifalco e quivi furono celebrati solenni funerali presieduti dal Vescovo Mons. Cantisani. Suoi collaboratori nel Ministero Sacerdotale furono i Sacerdoti Don Peppino Palaia (Vice Parroco), Don Francesco Antonio
Palaia (prete cieco), suoi stretti cugini e Don Bonaventura Autelitano, anch'essi di venerata memoria.